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È davvero inconsueto vedere le rose fiorite il 29 dicembre: è successo quest’inverno, ed un mattino freddo sono scesa nel giardino del mio condominio per scattare fotografie. La settimana precedente la temperatura era stata quasi primaverile, ed erano sbocciate le rose: al mattino le trovavo bagnate di rugiada. Quel mattino invece la temperatura sotto zero aveva permesso la formazione della brina.
Il terreno durante il giorno assorbe calore dai raggi del sole, poi di notte si raffredda. L'aria sovrastante, essendo più calda, cede calore al suolo e si raffredda. Arrivata a una certa temperatura detta "temperatura di rugiada" l'aria diventa satura di vapore acqueo: tale vapore condensa sui fili d’erba e sui rami e forma la rugiada. 
Se nelle notti d’inverno l'aria è fredda e secca, può succedere che la "temperatura di rugiada", al di sotto della quale l'umidità condensa, sia al di sotto dello zero. In questa condizione nell’aria vicino al terreno, satura di umidità, il vapore acqueo passa direttamente dallo stato gassoso a quello solido e si ha il brinamento.
In classe abbiamo osservato la mia foto e confrontato le emozioni che suscita.
A me ispira allegria perché mi sembra di vedere un giullare col suo copricapo a punte: “la natura rallegra l’inverno vestendo una rosa col cappello da giullare”.
Ad un altro sembra una fragola candita spruzzata di zucchero.
Le compagne più poetiche si sono espresse così:
“una corazza di ghiaccio protegge la nostra anima, simile ad un bocciolo pieno di vita, tenerezza ed eleganza”.

 

Bocciolo incantato

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