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Cento città in una è il titolo di una mostra fotografica su Milano.
In verità, essa è qualcosa di diverso da un’esposizione d’immagini della nostra città: è un’impresa corale realizzata da molti autori e intessuta di idee, dialoghi, confronti protrattisi per un anno.
Alle spalle di tutto c’è un libro scritto nel 1972, Le città invisibili, in cui Italo Calvino immagina che Marco Polo presenti all’imperatore tartaro Kublai Kan una serie di città fantastiche e labirintiche.
Poi, ci sono gli studenti della nostra scuola che, con la macchina fotografica in mano, attraversano le vie della metropoli, immortalano anfratti e angoli, aspetti noti e meno noti. Altri studenti leggono il libro e associano alle foto alcuni passi che fungano da didascalie, secondo nessi analogici ed emotivi più che descrittivi. Ciascuno interpreta il lavoro degli altri in una spirale di rimandi che mette in comunicazione un grande scrittore, giovani studenti creativi e lettori attivi.
Ne nasce un umile omaggio di giovani cittadini alla Milano città vivente. Uno sforzo che aspira a raccogliere la sfida, lanciata da Calvino, di «cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».  

Il progetto

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